
19 Lug I Breviari Intellettuali: “una bibliotechina nello zaino”
La “Raccolta breviari intellettuali” è la collana che tratteremo in questo appuntamento dedicato al libro di piccolo formato che ricordiamo ai nostri lettori essere quei testi di dimensioni piccole, se non piccolissime, ossia con formato in 64° (9×6 cm).
La casa editrice che si dedicò a tale pubblicazione, avvenuta tra il 1916 e il 1920, fu l’Istituto Editoriale Italiano fondato nel 1911 da Umberto Notari. Giornalista e scrittore, oltre che editore, fu un personaggio fondamentale e centrale per l’attività culturale italiana di quei tempi. Dotato di grande spirito imprenditoriale e di una personalità vulcanica fu ideatore di progetti innovativi e di successo. Determinante per la sua carriera fu sicuramente l’incontro con Filippo Tommaso Marinetti con il quale condivise la militanza nel Movimento Futurista e fu, tra l’altro, Marinetti stesso a scrivere la sua biografia dal titolo “Notari, scrittore nuovo”. Pesa, purtroppo, su questa personalità l’adesione al fascismo, in cui confluirono molti futuristi, e soprattutto la firma nel 1939 sul Manifesto della Razza.
La collana di cui ci stiamo occupando è costituita da opere di autori classici e contemporanei tra cui i futuristi Marinetti, Carrà e Boccioni, senza tralasciare argomenti come “Viaggi” e “Vita pratica”. In base al progetto originario dovevano essere pubblicati 305 volumi tuttavia ne vennero dati alla stampa poco più di 200.
Soffermandoci ora sull’oggetto-libro va subito notata la grande eleganza e raffinatezza che contraddistingue questi volumi ottenuta, soprattutto, grazie alle incisioni realizzate dall’artista Duilio Cambellotti. Una volta tolto l’astuccio protettivo, con l’elenco delle pubblicazioni e degli argomenti, il testo presenta una legatura in cuoio con fregi e disegni realizzati a sbalzo mentre sulla costa del volume viene riprodotta la scala con il motto COSTRUIRE, simbolo della casa editrice, e il numero del volume. Solo in un secondo momento, per abbassare i costi, il cuoio viene sostituito dal cartone.
Interessante, per capire anche quale fosse il fine di una tale tipologia di pubblicazione, è leggere ciò che viene scritto sul Corriere della Sera il 2 ottobre 1916 proprio in merito ai “Breviari intellettuali”. L’autore di tale articolo è anonimo ma, con molta probabilità, si tratta dello stesso Notari che punta l’attenzione sulla necessità di ridurre il formato dei libri il più possibile per renderli maneggevoli e trasportabili ovunque e ciò in conseguenza dei cambiamenti nello stile di vita delle persone; una vita diventata sempre più frenetica, veloce e “condensata”. Altro elemento da non sottovalutare è ciò che l’autore sottolinea in merito alla dimensione del formato. Questa scelta è legata al fatto che la cultura, a differenza del passato, è e deve essere per tutti e quindi è necessario trovare il mezzo idoneo per farla arrivare a quante più persone possibili.
Concludiamo queste riflessioni con una citazione tratta dallo stesso articolo che descrive in modo impeccabile questi piccoli volumetti ed ha un pò il sapore della rèclame, nello spirito futurista dell’editore della collana: “Piccoli di formato, vezzosissimi nella fine rilegatura in cuoio autentico, nitidi nella stampa, i Breviari intellettuali, esercitano di primo acchito quella suggestione che prelude alla conquista senza riserve… Ufficiali e soldati al fronte ne sono entusiasti, hanno tutti i loro Breviari: spesso dieci, venti, una bibliotechina interamente contenuta, per la praticissima tascabili di formato, nello zaino o nel tascapane. Le signore si contendono questi veri gingilli dell’arte editoriale, per l’eleganza della veste e il buon gusto del contenuto. In treno voi trovate viaggiatori di ogni classe intenti a leggere un Breviario, preferito e ormai inseparabile compagno di viaggio”.