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Giacomo Leopardi attraverso gli occhi di Valerio Trubbiani

Giacomo Leopardi attraverso gli occhi di Valerio Trubbiani

Giacomo Leopardi attraverso gli occhi di Valerio Trubbiani

Siamo ormai giunti al termine del nostro viaggio che ci ha portato ad approfondire il tema dei libri di formato “atlantico” conservati negli scaffali della biblioteca. In questo nostro ultimo appuntamento sul tema abbiamo scelto un volume che raccoglie testi di un grande poeta e scrittore conterraneo ma di importanza internazionale e cioè Giacomo Leopardi. È infatti nel 1987 che la Cassa di Risparmio di Jesi pubblica Leopardi figurato da Trubbiani, un libro d’artista che raccoglie, appunto, da una parte alcuni frammenti delle dei componimenti più noti del poeta recanatese e dall’altra immagini grafiche di Valerio Trubbiani che in alcuni casi si presentano come vere e proprie illustrazioni del testo mentre in altre sono delle raffigurazioni a se stanti.

       

Il volume di grande formato (49×34,5 cm) è conservato all’interno di un cofanetto rigido in tela color rosso scuro, presenta una legatura rigida in tela sempre di colore rosso scuro con titoli in oro al piatto anteriore e al dorso mentre i fogli di guardia sono colorati. Pubblicato in edizione limitata di 2.500 esemplari (le prime 150 copie contengono anche tre incisioni originali) numerate e firmate da Valerio Trubbiani il quale cura anche l’impaginazione del volume.
Seguendo l’ordine di apparizione nel testo le poesie di Leopardi scelte sono: Il passero solitario, All’Italia, La guerra dei topi e delle rane, Sonetti in persona di ser Pecora F. Beccaio, Frammento XXXIX, L’uccello, I fringuelli, Le ricordanze, La sera del dì di festa, L’Infinito, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, Bruto minore, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, La ginestra e Il tramonto della luna.

       

Per Trubbiani l’incontro con Leopardi e la volontà di intraprendere un percorso su di lui inizia nel 1970 per poi proseguire per quasi un ventennio e in fondo, come lo stesso Carlo Bo sottolinea nell’introduzione, non può nemmeno considerarsi concluso con la pubblicazione di questo volume. Per approcciarsi al poeta, Trubbiani non sceglie un unico medium artistico ma molteplici come era ben evidente nei lavori, tutti “leopardiani”, presentati nella sala personale della 32° Biennale di Venezia del 1972. È proprio in questa occasione che l’artista presenta per la prima volta al pubblico un corpus organico di opere che cercano di approfondire il discorso sul poeta e per farlo mostra immagini, sculture e interventi ambientali.
Ben presto lo studio si fa più approfondito e Trubbiani si concentra maggiormente sul disegno e dunque sulle opere grafiche indagando e cercando di trovare una sorta di “grammatica” per comprendere il pensiero leopardiano. Sembra in qualche modo che egli voglia smembrare la figura del poeta per poi restituirci una versione nuova, inedita ma unitaria. Questo aspetto si può ben evidenziare notando che le singole immagini proposte nel volume sono sì specifiche per tutti i frammenti proposti ma ognuna piena di piccoli e a volte apparentemente insignificanti rimandi che in qualche modo la collega alle altre.

       

Vogliamo infine sottolineare che il volume non raccoglie tutto il lavoro di Trubbiani su Leopardi e sono centinaia gli schizzi e i disegni che potremmo trovare nell’angolo impolverato di un cassetto ormai dimenticato. Concludiamo con una frase dell’artista maceratese, contenuta nel volume, che ben mette in evidenza il rapporto che lo lega al poeta: «E un saluto sento di inviare a Giacomo, tenero e terribile amico, severo propinatore di trafitture, reclinata e irraggiungibile creatura, che qualcuno “sodale” un giorno descrisse come divoratore di sorbetti, confetti cannellini, ghiaccioli, caramelle e granite, sorvolando di avere avuto accanto una scheggia di universo: artigliata contrazione dell’anima; vivace guizzo eterno di un punto del firmamento.»