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Gli Erbari tra scienza e medicina

Gli erbari tra scienza e medicina

Gli Erbari tra scienza e medicina

Oggi, con questo ultimo articolo che chiude l’argomento delle Scienze Naturali, ci addentriamo all’interno di un campo molto interessante e allo stesso tempo molto ampio e articolato, cioè quello degli erbari. Con questo breve scritto non vogliamo dunque pretendere di essere esaustivi e completi ma speriamo di potervi dare qualche spunto per un ulteriore studio più approfondito sull’argomento. Cercando fra i nostri scaffali abbiamo ripescato numerosi volumi, articoli e saggi che trattano l’argomento ma da punti di vista e con approcci molto diversi fra di loro.
Quelli da noi scelti sono: L’enciclopedia delle erbe, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1980; Nuovo erbario figurato di Giovanni Negri, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1976; Erbario, dialoghi sulle piante e fiori simbolici di Alfredo Cattabiani, Iduna, Milano, 2020. Oltre a tali volumi interessanti, in particolar modo per la qualità delle immagini in essi riprodotte, sono alcuni saggi raccolti all’interno di vari numeri della rivista L’ESOPO.

Gli erbari tra scienza e medicina       Gli erbari tra scienza e medicina

Gli erbari hanno una storia molto lunga che risale al mondo greco e latino e arriva sino ai giorni nostri. L’interesse per tale argomento è diffuso più di quanto si pensi in quanto viene studiato sia per fini puramente speculativi ma anche per fini pratici. Soprattutto alle origini infatti tali raccolte erano fondamentali soprattutto per un fine medico-farmaceutico, mentre oggi anche per altri scopi come ad esempio quello cosmetico. In realtà si può parlare propriamente di erbario per indicare un volume diffuso dall’antichità classica alla fine del Rinascimento mentre oggi si dovrebbe parlare più esattamente di testi scientifici di botanica. L’Enciclopedia dell’arte medievale Treccani dà la seguente definizione di erbario: «un libro, in uso dall’Antichità classica fino agli ultimi decenni del sec. 15°, che raccoglie descrizioni delle piante e delle loro virtù farmacologiche, spesso accompagnate dai nomi con cui ciascuna essenza vegetale era conosciuta nelle varie lingue e da notizie sul loro habitat […] il testo fu ben presto integrato anche con le raffigurazioni […] e soprattutto a partire dal sec. 11° alle immagini delle piante vennero spesso associate anche figure umane, con la finalità di esplicitarne più chiaramente le virtù officinali o per esemplificare particolari metodi di raccolta.»

Gli erbari tra scienza e medicina       Gli erbari tra scienza e medicina

Tale definizione ci da la possibilità di mettere subito in evidenza una delle caratteristiche fondamentali di tali testi e cioè il ruolo determinante dato proprio alle illustrazioni che tra l’altro cambiano e assumono delle caratteristiche specifiche nel corso del tempo. Ad esempio nell’antichità classica gli erbari erano ricchi di immagini particolareggiate e realistiche come lo era, probabilmente, il famoso De materia medica di Dioscoride di cui tuttavia non possediamo l’esemplare originale o l’Historia Plantarum di Teofrasto. Nel corso del tempo poi gli schemi compositivi si vanno sempre più semplificando, soprattutto nell’età romana tanto che Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia sostiene l’inutilità di tali immagini in quanto troppo lontane dal vero. Tale tendenza continua poi per tutta l’età medievale durante la quale si creano dei veri e propri schemi compositivi modellati sui classici e poi riprodotti nei vari volumi. L’esemplare più importante risalente a tale periodo storico è quello di Pseudo Apuleio. Una sorta di rinascita si ha invece a partire dal Trecento quando emerge la necessità di un maggior naturalismo e quindi un ritorno all’osservazione dal vero; tale processo raggiungerà poi il suo apice proprio nel Rinascimento.

Gli erbari tra scienza e medicina

Il punto di svolta vero e proprio in questo settore sarà l’invenzione della stampa grazie alla quale si potranno ottenere immagini maggiormente veritiere e fedeli, come è ben evidente nelle opere di due famosi naturalisti: l’Herbarum vive eicones ad naturate imitationem di Otto Brunfels e Primi de stirpium historia commentariorum tomi viuae imagines di Leonhart Fuchs che hanno collaborato con famosi artisti del tempo nella realizzazione di questi volumi. È nel corso del Seicento e ancor più nel Settecento che nello studio delle piante si assume un atteggiamento diverso, cioè scientifico. La flora viene studiata non più come ausilio alla medicina ma diviene a tutti gli effetti una scienza autonoma che rappresenta le immagini in modo più preciso, dettagliato e anatomico. La produzione di erbari dunque tende a diminuire sempre di più ma mai a sparire del tutto riuscendo a giungere sino ai nostri giorni come è ben documentato dai volumi conservati sui nostri scaffali.

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