
11 Gen Gli scacchi: un gioco millenario
Continuando il nostro excursus sui giochi di ieri e di oggi abbiamo deciso di dedicare questo nostro terzo appuntamento agli scacchi, un’attività ludica millenaria, forse tra le più antiche al mondo. Nella biblioteca Titta Bernardini è possibile trovare una ricca bibliografia sull’argomento, di cui abbiamo preso in esame in particolare due volumi molto diversi sia per il contenuto sia per il manufatto librario. La filosofia overo il perché degli scacchi, scritta dal medico e chirurgo Marco Aurelio Severino, edito a Napoli nel 1690 da Antonio Bulifon e l’edizione italiana di Chess for children di R. Bott e S. Morrison dal titolo Giochiamo a scacchi pubblicata nel 1972 dall’editore Mursia e curata da Adriano Chicco.
Partiamo dal primo volume soffermandoci dapprima proprio sull’autore e cioè Marco Aurelio Severino, una delle personalità più rappresentative ed eclettiche della prima età moderna che contribuì alla trasformazione della filosofia naturale, del sapere medico e della pratica chirurgica. Gli interessi culturali di Severino tuttavia andavano ben oltre il dominio medico: egli già dal 1612 era aggregato all’Accademia degli Oziosi, emblema della cultura napoletana degli inizi del ‘600, e soprattutto negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla discussione e alla compilazione di opere su temi di pura divagazione letteraria, come appunto La filosofia overo il perché degli scacchi. Tale volume, dedicato a Benedetto Carracciano, sesto barone di Panaranno e patrizio napoletano, è espressione di una corrente intellettuale portatrice di nuovi valori laici e basata su nuovi metodi di ricerca di cui Severino fu uno dei massimi esponenti.
Il libro comprende anche un’altra opera dell’autore dal titolo Dell’antica Pettia, overo che Palamede non è stato l’inventor degli scacchi, importante soprattutto perché in esso per la prima volta viene chiarito che né l’antico gioco greco della Pettìa, né i Latrunculi avevano a che fare con gli scacchi. Come già accennato, a causa della prematura morte di Severino, avvenuta nel 1656, le opere furono pubblicate postume grazie al lavoro di Antonio Bulifon, stampatore di origine francese, che entrò in possesso di una parte dei manoscritti e che li pubblicò nel 1690.
Una ristampa anastatica del volume viene poi edita nel 2002 grazie all’eccellente lavoro di ricerca compiuto dal professor Diego D’Elia il quale inserisce nell’edizione anche l’unica immagine finora nota dell’antiporta ideata dal grande chirurgo ma mai portata a termine. Questa doveva avere un soggetto scacchistico, il cui tema era tratto dal canto XV de L’Adone di Giovambattista Marino, ed alla cui realizzazione contribuì fattivamente Cassiano dal Pozzo.
Giochiamo a scacchi invece si presenta come un vero e proprio manuale che insegna il gioco degli scacchi a grandi e piccini, come dice il sottotitolo “dagli 8 agli 80 anni” ed è corredato da un ricco apparato di illustrazioni e schemi di gioco, alcuni dei quali a piena pagina. L’edizione italiana è a cura di Adriano Chicco, uno degli scacchisti e compositori di scacchi più noti in Italia. Tra i vari volumi, articoli e saggi che pubblicò ricordiamo in particolar modo Storia degli scacchi in Italia, scritto in collaborazione con Antonio Rosino e Dizionario enciclopedico degli scacchi assieme a Giorgio Porreca, considerato dagli esperti un “classico” della letteratura scacchistica.
Ma raccontiamo ora qualche curiosità sul gioco degli scacchi. Dove nasce? Come già accennato sopra è una falsa credenza quella che attribuisce l’origine al mondo greco e romano. Chi non ricorda la celebre anfora, conservata al museo etrusco di Roma, in cui si vedono Achille e Aiace che giocano su un tavoliere, secondo la tradizione durante una pausa dell’assedio di Troia? In verità i due eroi non stanno giocando a scacchi ma ai Latrunculi o al lusus duodecim scriptorum antenato della tavola reale, da cui derivarono prima il Tric Trac e poi il Backgammon.
In un interessante articolo(*) della rivista Storica del National Geographic, che cerca di rintracciare l’origine di questo antico gioco, si legge: «Un estratto dal poema epico persiano Shahnameh (Libro dei Re) è la prima menzione conosciuta dell’origine degli scacchi. Secondo il suo autore, il poeta Firdūsī, il gioco aveva avuto origine nel VI secolo a seguito di una disputa per il trono dell’India. Gav, accusato di aver ucciso il fratello Talhand, ricreò la battaglia utilizzando pezzi d’avorio che rappresentavano le quattro unità da combattimento dell’esercito: fanteria, cavalleria, elefanti e carri. Che la leggenda raccontata da Firdūsī sia vera o meno, è noto che gli scacchi ebbero origine proprio dal gioco da lui descritto, il “chaturanga”, il cui nome significa “quattro divisioni” in riferimento ai quattro pezzi che simboleggiano le unità dell’esercito indiano, che corrispondono agli attuali pedoni (fanteria), cavalli (cavalleria), alfieri (elefanti) e torri (carri) del gioco degli scacchi.
Ma la verità è che gli scacchi sono solo il membro più internazionale di una vasta famiglia di giochi simili, inclusi lo shogi giapponese, lo xiangqi cinese e il makruk thailandese. Perché un gioco sia considerato parte della “famiglia degli scacchi” deve soddisfare due requisiti: che non ci siano fattori di casualità coinvolti (ad esempio i dadi, come in alcuni giochi simili) e che la vittoria dipenda dalla cattura di un singolo pezzo, il re.» Ora però tocca a voi cimentarvi con questo gioco che ha attraversato millenni e territori sconfinati ed è giunto sino a noi per diventare una delle attività ludiche e non solo più famose e più praticate al mondo. Buon divertimento!
(*) Per chi fosse interessato all’articolo completo questo è il LINK