
26 Ott I Fioretti: la visione misitica di San Francesco attraverso gli occhi di Duilio Cambelotti
Il volume di formato “atlantico” che oggi vi presentiamo è I Fioretti di San Francesco Il cantico del sole Le considerazioni sulle stimmate (33×43 cm) edito nel 1926 in occasione del settimo centenario della morte di San Francesco; la Biblioteca Titta Bernardini possiede l’esemplare numero 65 dei mille stampati. Il testo, come è evidente dal titolo, raccoglie il florilegio sulla vita del santo e dei suoi discepoli scritta da Ugolino Da Montegiorgio, il Cantico di Frate Sole di San Francesco e le considerazioni sulle stimmate, scritte nell’italiano trecentesco, ripercorrono appunto i momenti salienti dell’evento miracoloso.
A livello contenutistico è interessante soffermarsi soprattutto sulla parte riguardante i Fioretti i quali hanno una storia particolarmente intricata che dopo decenni di studi si è riusciti a ricostruire. Oggi si è quasi certi che i Fioretti derivino appunto da un originale latino dal titolo Floretum scritto da Ugolino da Montegiorgio intorno al 1270 ma oggi smarrito e che poi tale testo sia stato compendiato nell’Antiqua legenda sanctissimi patris nostri Francisci steso dal frate Fabiano Ungaro. Da tale riscrittura discendono poi due ulteriori versioni e cioè lo Speculum vitae e gli Actus Santi Francisci et sociorum eius. I Fioretti che leggiamo noi oggi sarebbero dunque una volgarizzazione in dialetto toscano derivante da questi tre precedenti testi, scritti in latino intorno al 1350. Tale volume, scritto quando ormai la polemica tra osservanti e riformisti era ormai dissolta, non può essere considerato una traduzione fedele dei modelli precedenti ma al contrario una libera interpretazione in cui l’autore ha estrapolato gli esempi di vita più virtuosi suddividendo il testo in tre aree: le notizie sulla vita di San Francesco nella prima parte, dei santi compagni e seguaci nella seconda e le considerazioni sulle stimmate nella terza.
Ma spostandosi ora dal contenuto al contenitore non si può evitare di soffermarsi sull’elegante edizione del 1926 dove ciò che soprattutto salta all’occhio sono le incisioni realizzate da Duilio Cambellotti. Inizialmente vicino allo stile dell’Art Nouveau, declinato poi in un linguaggio più personale e intimistico, l’artista, fin da giovane, è stato affascinato dal mondo della grafica e della pubblicità collaborando non solo con numerose case editrici e riviste ma anche con aziende italiane e tedesche. Proprio all’interno di questi interessi si colloca la collaborazione con l’Editrice San Francesco di Roma per la realizzazione delle illustrazioni dei Fioretti. I disegni da lui realizzati vengono poi riprodotti utilizzando la tecnica della fototipia a colori la quale permette di scomporre i colori per poi riprodurli uno alla volta su un unico foglio ottenendo così un effetto quanto più possibile fedele all’originale.
Le tavole sono circa cinquanta di cui nove illustrano Il Cantico dei Cantici, più di quaranta i Fioretti e quattro invece raffigurano le virtù francescane e cioè l’Obbedienza, la Castità, la Perfetta Letizia e il Sacrificio, cariche di un forte afflato mistico. A queste si aggiungono poi fregi, testate e termini decorativi che impreziosiscono le pagine con il testo. Non si può infine non notare l’elegante legatura in tessuto viola con il piatto anteriore raffigurante il Santo e realizzato con sete di diversi colori. Concludiamo la descrizione di queste eleganti decorazioni con le parole contenute nell’introduzione al volume dei Fioretti: «Egli nell’interpretazione del religioso argomento arrecò non solo una profonda ed intima comprensione dello scritto e del fatto morale e prodigioso, ma seppe con fantasia originale e con varietà di disegno e colore rivivere egli e far rivivere agli altri i più notevoli episodi della vita e della morte dell’uomo serafico. L’opera così accoglie quanti preziosi elementi erano efficaci a congiungere in armonica unità compositiva l’arte dei colori con l’arte della parola.»