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Il fascismo e la rappresentazione geografica dell’Europa

Il fascismo e la rappresentazione geografica dell'Europa

Il fascismo e la rappresentazione geografica dell’Europa

Con l’ultimo articolo riguardante la collana “Storie in 32°” della casa editrice Dante & Descartes abbiamo concluso il ciclo di incontri riguardante i libri in miniatura. Ci è dunque sembrato interessante scegliere come nuovo tema un argomento che si ricollega al primo ma in antitesi e cioè i libri di formato atlantico: dal piccolissimo al grandissimo.
Come viene spiegato nell’enciclopedia Treccani viene chiamato atlantico quel formato che è composto da fogli non piegati. Usato originariamente per raccogliere, in forma di libro, carte geografiche che illustrano in modo esauriente un determinato argomento di geografia (fisica, politica, economica o storica) di un’area (regione, stato, continente) o del mondo, oggi viene utilizzato più generalmente per indicare una qualsiasi raccolta di grande formato.

La storia dell’atlante a forma di libro, come lo conosciamo noi oggi, ha una storia antichissima che ha inizio nel 1570 nelle Fiandre dove Abraham Ortelius pubblica il Theatrum Orbis Terrarum. I primi atlanti universali, tuttavia, apparvero solo nel XIX secolo e per le pubblicazioni italiane si dovrà aspettare gli inizi del secolo successivo: nel 1922 verrà elaborato e realizzato il primo atlante mondiale pubblicato dall’Istituto Geografico De Agostini di Novara con il nome “Grande Atlante Geografico”. Pochi anni dopo e precisamente nel 1927 esce poi la prima edizione dell’Atlante Internazionale del Touring Club Italiano che verrà poi ripubblicato fino al 1968 contando in totale ben otto edizioni diverse.

Non a caso abbiamo scelto di parlare proprio delle edizioni del Touring Club Italiano, infatti la Biblioteca Titta Bernardini conserva un atlante di questa casa editrice che risale al 1938 e cioè la prima ristampa della quinta edizione dell’Atlante Internazionale della Consociazione Turistica Italiana. L’opera è stata redatta ed eseguita dall’ufficio cartografico della C. T. I. sotto la direzione di L. V. Bertarelli, A. Marinelli, P. Corbellini e comprende centosettantasei tavole principali oltre a centotrentanove carte parziali e di sviluppo. La prima cosa da notare è la nomenclatura della casa editrice che è stata modificata da Touring Club Italiano (TCI) in Consociazione Turistica Italiana (CTI). Questa scelta è dovuta in realtà alla campagna di italianizzazione dei nomi stranieri voluta dal regime fascista.

Sfogliando poi le pagine di questo grande volume (50 x 31 cm) l’attenzione dell’osservatore sarà sicuramente attratta dalla carta etnografica dell’Europa che oggi non è più presente negli atlanti. Tale rappresentazione non è stata in realtà un’invenzione dei regimi fascisti; essa esisteva da molto prima, sicuramente già nel XIX secolo era molto diffusa ma a quel tempo i vari gruppi etnici venivano differenziati solo in base alla lingua mentre sotto i regimi le cose cambiano. Osservando la cartina infatti diventa chiaro come i parametri utilizzati nella suddivisione siano altri, quali la cultura e la religione. Ci si sposta dunque da un piano strettamente materiale e concreto, come può essere la lingua, ad uno invece immateriale e spirituale. Tali scelte sono in realtà facilmente ricollegabili ad una politica propagandistica voluta da Mussolini che in questo modo puntava l’attenzione su un forte sentimento nazionalista da una parte e imperialista dall’altra. Tali aspetti vengono ben messi in risalto in un articolo del Journal of research and didactics in geography dove vengono evidenziati tre aspetti nei quali è evidente l’influenza dell’ideologia fascista nella rappresentazione geografica: “the rather unitarian perspective of Italian nationalism (which made no concessions whatsoever to ethnic diversity), hints of an expansionist will toward territories adjoining the Regno, and the colonial ambitions toward the Maghreb, three core points of Mussolini’s discourse and other visions of Italy that had been formulated previously”.