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Il gioco del lotto: dalla Genova cinquecentesca ad oggi

Il gioco del lotto: dalla Genova cinquecentesca ad oggi

Il gioco del lotto: dalla Genova cinquecentesca ad oggi

Eccoci giunti all’ultimo appuntamento della rubrica Scaffale che tratta il tema dei giochi. Abbiamo iniziato il nostro percorso con i giochi popolari della tradizione italiana, siamo passati alle carte, ci siamo focalizzati sugli scacchi per giungere ora ad un altro ludus con una tradizione altrettanto antica ed affascinante cioè il gioco del lotto. Per farlo abbiamo scelto, tra i libri conservati in biblioteca, Il giuoco del lotto. Profilo storico dalle origini ai nostri giorni. 1576-1963 di Pietro Torre e pubblicato da Mario Scopel nel 1964. Il volume è stato edito in occasione del centenario della legge n. 1483 del 27 settembre 1863 con la quale il gioco del lotto veniva ufficialmente approvato e legalizzato seppur “provvisoriamente”. Tale termine sarà tuttavia del tutto eliminato con una nuova legge nel 1938 la quale regolamenterà una volta per tutte tale pratica che era ormai diffusa in tutto il territorio nazionale.

Come nasce il gioco del lotto? Se vogliamo trovare l’origine di questa attività bisogna spostarsi nella Genova del cinquecento e precisamente nel 1576 quando vengono emanate le leggi costituzionali della nuova Repubblica le quali, fra le altre cose, stabilivano che i membri del Maggior Consiglio dovevano eleggere 120 padri “per prudenza, per virtù i migliori” i cui nomi poi sarebbero stati inseriti in un’urna chiamata “Seminario”. Da tale contenitore sarebbero stati estratti due volte l’anno i cinque nomi di quei cittadini che poi sarebbero entrati a far parte del Collegio dei Governatori e del Collegio dei Procuratori. Fin da subito partirono dunque tra il popolo e non solo le scommesse sui papabili nomi estratti: da qui che nasce l’estratto, l’ambo, il terno avendo la possibilità di scommettere su uno, due o tre nomi. Altro dato interessante che si è riusciti a rintracciare è il nome del “padre” del gioco del lotto e cioè Benedetto Gentile di cui sono stati rinvenuti documenti che riportano i calcoli sulla probabilità del verificarsi delle tre combinazioni. Restando in tema di probabilità il fatto che proprio lui sia l’inventore del gioco non è certo mentre fu sicuramente un cultore della materia.

Con il tempo il gioco diventò sempre più organizzato e si formarono delle vere e proprie società che tenevano banco a particolari condizioni e che dunque inventano quelle che poi diventeranno le attuali regole del gioco del lotto. Inoltre i tenitori del gioco inventarono il cosiddetto “Monte delle scommesse”, una sorta di fondo premi da destinare ai vincitori così da tutelarsi contro il rischio di dover pagare vincite superiori all’incasso.
Dopo numerosi proclami della Repubblica, con i quali si cercò di abolire il gioco del lotto (o, a quei tempi, del “Seminario”), alla fine del 1643 i Serenissimi Collegi ribadirono la proibizione del gioco ma fu anche previsto che questo poteva essere tenuto da chi aveva ottenuto la licenza dalla Camera la quale aveva anche il compito di arbitrare le dispute tra soci oppure tra questi e gli scommettitori.
Nel frattempo il gioco, con vari nomi e varie declinazioni si diffonde un pò in tutta Italia e non solo.

Una curiosa variante del gioco è quella cosiddetta “delle zitelle” il quale prevedeva sette estrazioni all’anno. Venivano scelte 90 fanciulle povere di età compresa tra i 15 e i 20 anni provenienti dalle varie parrocchie della città e il cui nome non poteva essere imbussolato più di una volta. Per ogni giocata venivano estratti cinque nomi che poi sarebbero stati sostituiti da altrettanti. Alle fanciulle spettava un premio di 100 lire da usare come dote in occasione del futuro matrimonio.
Ma tra le varianti del Lotto, non può non essere citata anche la Tombola inventata nel XVIII secolo. In quel periodo Re Carlo III di Borbone legalizzò il gioco d’azzardo in città ma si scontrò con l’opposizione di Frate Gregorio Maria Rocco il quale fece una sorta di patto con il re che prevedeva la sospensione di ogni gioco d’azzardo durante le festività natalizie. Ma il popolo napoletano trovò subito un escamotage per continuare a giocare, inventando una versione domestica del Lotto e rintracciabile proprio nella Tombola.