
31 Ago La collana Oltremare: il mondo in una scatola di fiammiferi
È tra il 1951 e il 1966 che l’editore Vanni Scheiwiller dà inizio alla collana “Oltremare” affidandone la curatela al traduttore Giacomo Prampolini. Tale raccolta aveva lo scopo di indagare la tradizione letteraria, la cultura, le tradizioni di popoli molto lontani sia nello spazio che nel tempo. Scorrendo velocemente alcuni dei titoli della collana, conservati presso la biblioteca Titta Bernardini, è facile rendersi conto dell’ampiezza e della vastità che tale progetto aveva:
-Proverbi cinesi;
-250 proverbi dei negri d’Africa;
-Poesie T’ang;
-Cinquanta Pantun indonesiani;
-Massime degli antichi egiziani;
-Introduzione ai Nô di E. Fenellosa e E. Pound;
-Antiche liriche giapponesi;
-Liriche amorose degli antichi egizi;
-Canti del Dalai-Lama;
-Strofe del Vietnam.
Dai cinesi agli egiziani, dai giapponesi agli indigeni dell’America Latina, dagli africani del sud ai vietnamiti nessun popolo è tralasciato o messo in secondo piano e questo fu possibile soprattutto grazie all’accurata scelta del curatore fatta da Vanni Scheiwiller. Infatti Giacomo Prampolini era non solo un attento conoscitore di questi popoli ma, soprattutto, un eccellente traduttore che parlava quasi sessanta lingue.
Soffermandosi ora sull’estetica di tali volumi è da notare non solo l’accuratezza e la precisione dei caratteri tipografici ma anche le copertine caratterizzate da eleganti immagini simboliche e rappresentative del popolo che si sta trattando. Per il formato in 32° (6 x 10 cm) è interessante ricordare che tale scelta è stata ispirata a Vanni da una collezione “inutile” di scatole di fiammiferi. Sia il formato rettangolare, sia l’incisività delle immagini che non presentano intestazione, sia il cofanetto che racchiude i volumetti sembrano proprio rimandare a tale oggetto.
È proprio con questa collana di piccolo formato che avviene il passaggio di consegne tra il padre Giovanni e il figlio Vanni nella gestione della casa editrice dal nome “All’insegna del pesce d’oro”. Proprio la scelta del formato era un aspetto molto importante per entrambi ma se Giovanni prediligeva il piccolo formato proprio in quanto più maneggevole, più comodo, più alla portata di tutti richiamando in qualche modo anche il modello futurista, Vanni, al contrario, attraverso il piccolo formato esprimeva la sua volontà di un ritorno al classicismo ottocentesco, come espressione di un gusto colto e raffinato.
Per concludere è doveroso anche ricordare brevemente la storia di questa importante casa editrice che ha segnato profondamente la storia culturale di tutto il ‘900 in Italia.
All’insegna del pesce d’oro nasce nel 1936 e prende il nome da una celebre trattoria milanese, dove Giovanni Scheiwiller, già collaboratore del grande editore svizzero Ulrico Hoepli, incontra amici, scrittori e artisti. Sin da subito si specializza in pubblicazioni di piccolo formato e multidisciplinari intrecciando letteratura, arti figurative e saggistica. Tra gli autori pubblicati in questa prima fase merita sottolineare l’interesse di Scheiwiller per le avanguardie Novecentesche, da Severini a Soffici, da Carrà a De Chirico, per l’Ermetismo, per l’attività di Giacomo Prampolini e Leonardo Sinisgalli oltre che per il dialogo interartistico tra letteratura e pittura, come nel caso della serie “Illustrata”, o tra la forma del libro e l’arte fotografica, come avviene nella serie “Occhio magico”. Il respiro appare, da subito, assolutamente ampio e internazionale come dimostra la collaborazione di Ezra Pound, ovvero la pubblicazione di autori come Mallarmé e Rilke. Nel 1951 la direzione della casa editrice, come precedentemente accennato, viene assunta dal figlio Vanni Scheiwiller che inizierà una sorta di rivoluzione del catalogo paterno e porterà All’Insegna del Pesce d’Oro/Scheiwiller ai vertici della piccola editoria colta e specialista.