27 Dic Le carte: un gioco di ieri, oggi e domani
Siamo nel pieno delle feste natalizie e per questo articolo abbiamo deciso di trattare un gioco, o meglio uno strumento con cui è possibile svolgere un’infinità di giochi, che sta occupando il tempo di molte persone in questi giorni di festa. Stiamo parlando del gioco delle carte il quale non è certo facile trattare in un breve articolo e per ciò in queste poche righe non abbiamo la pretesa di essere esaustivi sull’argomento ma semplicemente ci auguriamo che possiate trovare spunti e curiosità da approfondire poi personalmente. Di carte ne esistono infinite tipologie, diverse in base alla nazione di provenienza ma anche in base alla regione all’interno di una singola nazione: basti pensare alla grande varietà di quelle italiane (piacentine, napoletane, siciliane, solo per ricordare le più famose). Con queste si possono fare un’infinità di giochi che piacciono a tutti, grandi e piccini. Negli scaffali della Biblioteca Titta Bernardini è conservato il volume dal titolo “Giochi di carte”, delle Edizioni Librex, pubblicato nel 1969 in collaborazione con l’Istituto Bancario Italiano, che ci aiuta a ripercorrere un pò la storia delle carte da gioco e ci presenta un lunga carrellata di tipologie diverse di attività ludiche, spesso con origini antichissime.
Nate quasi sicuramente per scopi divinatori in Oriente, tra la Cina e l’India, le carte da gioco arrivano in Europa e con precisione in Spagna grazie agli Arabi intorno al 1300. Questa teoria è ulteriormente confermata dal fatto che gli stessi spagnoli chiamano le carte naipes, parola proveniente dall’arabo la’ib la quale significa appunto gioco. Ben presto le carte si diffondono in tutta Europa e in particolare in Italia, Francia, Belgio e Germania dove tra l’altro si combinano in modo evidente con il gioco degli scacchi: si trovano infatti quattro serie in cui figurano un re, una regina, due cavalieri e un gruppo di carte numerali.
Proprio le carte tedesche del XIV e XV secolo erano di grande formato (19 x 27), erano riccamente miniate con ogni sorta di figure (umani, uccelli, emblemi, fiori e animali di solito strettamente collegati al mondo della caccia) e potevano anche avere forme particolari, ad esempio rotonde. Vicino a questi esempi di lusso si diffusero anche carte più popolari, con le serie contraddistinte da semi differenti, come scimitarre, coppe, melograni, bastoni e simili. Verso la fine del XV sec. le carte tedesche assunsero dimensioni minori e i semi si fissarono in cuori, campanelli, foglie e ghiande.
È solo nel 1600 che le carte francesi con i quattro semi (cuori, quadri, fiori e picche), usate anche oggi, hanno la prevalenza sulle altre. Interessante è però ricordare come, proprio in questo periodo, si sviluppano anche delle vere e proprie carte satiriche che puntavano l’attenzione soprattutto sulla vita politica del tempo. A mero titolo di esempio ricordiamo le carte inglesi nelle quali il re Enrico III compare rappresentato con il ventaglio mentre la regina con lo scettro, o ancora le carte ispirate alla Rivoluzione francese nelle quali la corona del re e della regina viene tolta per essere sostituita con il berretto frigio.
Ma veniamo ora alle carte italiane di oggi le quali derivano, con qualche piccola modifica, dai tarocchi veneziani del 1400. I semi già allora erano denari, coppe, bastoni e spade che rappresentavano i simboli delle classi dei commercianti, degli ecclesiastici, degli agricoltori e dei guerrieri.
È interessante infine ricordare che le carte spesso venivano utilizzate con scopi diversi rispetto al gioco e si tenta addirittura di utilizzarle per l’insegnamento della geologia, dell’astronomia, della mitologia ma anche della storia, della geografia e addirittura del latino.
Le carte oggi ormai sono entrate nella vita quotidiana di tutti i popoli ed ognuno di essi conserva le sue tradizioni, i suoi simboli e le sue diverse tipologie di gioco ma comunque non si può negare, al di là delle infinite differenze, che il gioco delle carte è uno dei passatempi, e non solo, che affascina e attira ogni essere umano come è ben messo in evidenza da una frase del filosofo Edmund Burke con la quale ci piace concludere: «Il gioco è un principio inerente alla natura umana. Riguarda tutti.»