
11 Ott Libri di viaggio: Goethe padre e figlio – Viaggio in Italia
Per questo appuntamento della rubrica Scaffale ci confronteremo con uno dei più grandi e noti scrittori europei e cioè Johann Wolfgang Goethe che fu anche poeta, drammaturgo, saggista, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d’arte e critico musicale. Non tratteremo questo genio del passato a tutto tondo ma in particolar modo in quanto autore del famoso testo Viaggio in Italia e soprattutto lo confronteremo con un altro volume dallo stesso titolo ma scritto da suo padre, Johann Caspar Goethe, giurista, collezionista di libri antichi e opere d’arte oltre che scrittore.
Nello specifico le edizioni in possesso della biblioteca sono:
Goethe, J. Wolfgang, Viaggio in Italia, Sansoni Editore, Firenze, 1980
Goethe, J. Caspar, Viaggio in Italia (1740), Reale Accademia d’Italia, Roma, 1933
«Mio padre era un tipo taciturno, che diventava loquace, quando riuscivo a trascinarlo davanti alle vedute romane, disegnate in maniera netta e precisa, che stavano appese al muro del corridoio. Subito s’illuminava in volto e cominciava a raccontarmi, commuovendosi, dei suoi ricordi di viaggio, mentre io l’ascoltavo affascinato». Sono queste le parole che Goethe figlio utilizza nelle pagine di Viaggio in Italia per descrivere suo padre ed è proprio questo spirito di austerità, fermezza e compostezza che traspare anche nelle pagine del suo libro di viaggio. Non si risparmia nelle critiche soprattutto per quanto riguarda i comportamenti che riscontra negli italiani: il libertinaggio, l’avarizia, gli atteggiamenti incivili per le strade solo per citarne alcuni. Allo stesso tempo però non può fare a meno di scrivere che «non vi fosse paese nell’universo che contenesse tante cose belle quanto l’Italia». Passando per le grandi città ma anche per quelle minori: Venezia, Padova, Rimini, Ferrara, Bologna, Pesaro, Fano, Roma, Napoli, Siena, Livorno, Pisa, Firenze, Milano, Genova non si stanca mai di ammirare e restare sbalordito davanti alle tante bellezze artistiche e paesaggistiche racchiuse in questo scrigno prezioso. Come sottolinea Chiara Santucci Ganzert, la quale ha scritto il volume J. Caspar Goethe e il suo viaggio in Italia, è interessante notare che il libro è “Scritto interamente in italiano, lingua che conosceva bene, il diario racconta un itinerario diverso da quello solitamente battuto all’epoca, con tappe esterne a quella “colonia tedesca” costruita dagli aristocratici suoi connazionali. Il documento è inoltre testimonianza dei suoi molteplici interessi – musica, pittura, scienze naturali – e contribuisce a rendere giustizia a una figura ingiustamente dimenticata”.
Le differenze di questo libro rispetto a quello, ben più noto, del figlio sono sicuramente molte; in primis la durata del tour: se infatti Caspar rimane in Italia solo otto mesi, Wolfgang invece ci rimane per quasi due anni e vi ritorna poi una seconda volta. Diverso è anche lo spirito che anima il viaggio: meno critico, più estasiato e ammaliato il figlio rispetto al padre. Tuttavia va sottolineato che forse il grande amore del figlio per l’Italia è stato stimolato e incentivato proprio dal padre che amava profondamente il nostro paese non solo da un punto di vista artistico ma anche letterario e linguistico. Il padre parlava fluentemente l’italiano, lingua nella quale viene anche scritto il libro, la sua biblioteca era piena dei grandi classici e sulle pareti di casa Goethe si potevano ammirare bellissime incisioni che provenivano proprio dal viaggio italiano di Caspar.
Goethe figlio percorse la penisola da nord a sud sino ad arrivare in Sicilia, desideroso di catturare con gli occhi si sposta su e giù per la penisola alla ricerca soprattutto dell’amata arte classica e trova l’apice della sua gioia proprio giungendo nella sua amata Roma dove quasi ignora le grandi opere del rinascimento e del barocco per andare alla ricerca dei resti di epoca romana. Sono centinaia i disegni che il nostro autore riporta con sé a casa, realizzati proprio durante il suo viaggio. Un testo dunque che oltre a mostrarci l’Italia del settecento ci fa conoscere l’autore forse in modo molto più completo di qualsiasi altro libro.
È bello infine sottolineare come, forse, è proprio grazie a questi due testi e al comune amore per l’Italia che i rapporti fra padre e figlio si possano essere in qualche modo distesi e i due si siano riappacificati. Non bisogna infatti dimenticare che Caspar fu un padre molto presente e rigido nell’educazione dei figli, non perdonerà mai al figlio di non aver portato a termine gli studi in legge. La scrittrice Chiara Santucci Ganzert sottolinea proprio come il viaggio «lasciò in entrambi impronte indelebili che inevitabilmente si riflettono nelle loro testimonianze arricchendole e completandole a vicenda. In un certo senso, quindi, i loro viaggi in Italia sono stati in grado, benché a posteriori, di avvicinare, meglio, di riconciliare simbolicamente padre e figlio».