Logo Biblioteca Titta Bernanrdini - Campofilone (FM)

Piazza Garibaldi, 1
Ingresso Via Zara, 1
63828 Campofilone (FM)

 

Dott.ssa Simonetta Ceccarelli

 

(+39) 335 59 32 708

 

info@bibliotecatittabernardini.com

Libri di viaggio: Michel de Montaigne

Libri di viaggio: Michel de Montaigne

Libri di viaggio: Michel de Montaigne

Il Grand Tour, cioè il viaggio attraverso l’Europa continentale compiuto dai giovani rampolli dell’aristocrazia e che aveva come meta principale l’Italia, si sviluppa soprattutto tra il XVII e il XVIII ma non è, secondo noi, improprio utilizzare questo termine per viaggi compiuti ancor più indietro nel tempo. Infatti, come scrive Lionello Sozzi, già nel Cinquecento «I Francesi vengono in Italia, ammirano i capolavori dell’arte italiana, studiano nelle nostre Università e sono convinti che il voyage en Italie sia uno dei doveri di ogni uomo di cultura».
Testimonianza importante di questi itinerari sono poi i libri di viaggio che ne scaturiscono ed è proprio su questo argomento che ci concentreremo nei nostri incontri. Il primo che abbiamo scelto è il Giornale del viaggio in Italia di Michel de Montaigne, in particolare l’edizione del 1958 pubblicata dalla casa editrice Parenti di Firenze con prefazione di Guido Piovene e introduzione critica di Glauco Natoli. L’opera è composto da tre volumi: prefazione e indici con il testo del Giornale redatto dal segretario di Montaigne, indici con il testo del Viaggio nella redazione di Montaigne, grandi tavole ripiegate.

Michel de Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese, compirà, tra il 1580 e il 1581, un lungo viaggio che lo porterà a soggiornare durevolmente a Roma e a visitare numerose città italiane come si può vedere scorrendo l’indice del testo. Le annotazioni da lui raccolte furono pubblicate due secoli dopo, nel 1774 e questo perché il volume non era pensato dal suo autore per la pubblicazione; tuttavia oggi può essere considerato come il resoconto del primo grande viaggio compiuto da un intellettuale a scopo formativo. Egli parte dopo aver preso la decisione di abbandonare la vita pubblica per poter condurre un’esistenza in “libertà, tranquillità e ozio”, quest’ultimo termine in particolare modo usato nella sua accezione latina di tempo dedicato ai piaceri dell’anima e del corpo.

Le annotazioni possono essere idealmente suddivise in quattro grandi tematiche: il paesaggio e l’arte, la cultura, gli eventi che vive e la salute. Non si sofferma troppo sulla descrizione dei monumenti o dei paesaggi ma in generale egli può essere ritenuto un grande amante dei classici mentre il resto viene considerato come decadenza: per lui è bello tutto ciò che è ingegnoso e ricco. Non a caso la città su cui si sofferma maggiormente è Roma di cui «non si vedeva altro che il cielo sotto cui un tempo era adagiata, e il luogo dove sorgeva. Quanto ai piccoli segni della sua rovina che ancora compaiono sopra la sua bara, era la sorte che li aveva conservati, a testimonianza della grandezza infinita che tanti secoli, tanti incendi, la congiura del mondo intero tante volte formatasi per abbatterla, non avevano potuto distruggere in ogni sua parte. E quanto poi agli edifici di questa Roma bastarda che andavano allora appiccicando ai ruderi antichi, per quanto avessero di che rapire in ammirazione i nostri secoli presenti, gli facevan propriamente ricordare i nidi che passeri e cornacchie vanno sospendendo in Francia alle volte e pareti delle chiese demolite dagli Ugonotti».
Per quanto riguarda la natura questa non è mai la protagonista ma viene descritta in funzione dei fatti e delle opere umane. Il paesaggio da ammirare ed apprezzare è quello in cui è intervenuta la mano dell’uomo, dove civiltà e natura coesistono e convivono. Anche se a volte sullo sfondo compare anche la natura selvaggia, incontrollabile, che stimola l’immaginazione e la fantasia, che lascia nell’essere umano la curiosità di scoprire sempre luoghi nuovi.

Inizialmente deluso dall’Italia, man mano che il tempo passa si ricrede in particolare modo quando capisce che per apprezzarla bisogna abbandonare i propri preconcetti assumendo i modi di fare, i costumi, le abitudini dei popoli che visita. Ci mostra un vero e proprio “inventario delle attività umane” descrivendoci macchine, tecniche, invenzioni ingegnose così come tradizioni culinarie o abitudini di vita: «E l’uso di pranzare alle due e cenare alle nove, tutto in ritardo, uso piacevole, che favorisce la pigrizia. Tra la gente che non comanda si è condotti da lui a vedere un miscuglio di miseria e di nobiltà: poco uso della carne, pasti parsimoniosi (invitai tutti a cena, perché un banchetto in Italia non è che un ben leggero pasto in Francia), il modo industrioso con cui si sfruttano superfici anche minuscole di terra sui pendii scoscesi dei monti, una certa aggressività dei mendicanti, che non vogliono umiliarsi nel chiedere, fino all’analfabeta toscana che improvvisa versi, alle pastorelle che leggono l’Ariosto e di contadini che suonano il liuto». L’Italia appare ai suoi occhi come un paese barocco dove l’assenza di libertà politica viene sostituita con quella privata.

Importantissimo e forse quasi eccessivo lo spazio che l’autore dedica ai suoi problemi di salute descrivendo nei dettagli i suoi fastidi e i suoi lunghi ed estenuanti incontri con i medici. L’importanza dedicata a questo aspetto trova una sua giustificazione poiché non bisogna dimenticare che questi appunti non erano destinati alla pubblicazione. Inoltre va sottolineato come prevalga in queste righe un tono ironico, che d’altra parte è rintracciabile in tutto il testo, rendendolo estremamente piacevole. Interessanti infine le riflessioni sulla morte scaturite proprio dalla sua sofferenza nelle quali lo scrittore sottolinea come questo evento inevitabile della vita vada affrontato con coraggio mettendosi nella prospettiva che proprio a causa della finitudine dell’essere umano la vita va goduta appieno.
Il viaggio del nostro temerario protagonista ha termine all’improvviso nel novembre del 1581 quando, mentre si trovava alle terme di Lucca, riceve la notizia di essere stato eletto sindaco di Bordeaux.