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Tra pirati e corsari: la paura nel Mar Adriatico

Tra pirati e corsari: la paura nel Mar Adriatico

Tra pirati e corsari: la paura nel Mar Adriatico

L’Adriatico, l’argomento che ci accompagnerà nei prossimi appuntamenti della rubrica scaffale, viene oggi analizzato da un punto di vista insolito e particolare. Vogliamo raccontarvi di una delle più grandi piaghe che dovettero affrontare i popoli che abitavano queste coste nel corso del tempo: la pirateria.
Per farlo abbiamo scelto quattro volumi conservati in biblioteca:
Pirati e corsari in Adriatico, a cura di Sergio Anselmi, testi di Sergio Anselmi … [et al.], Banca popolare dell’Adriatico, Pesaro, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo, 1998
La costa difesa. Fortificazione e disegno del litorale adriatico pontificio, Maria Lucia De Nicolò, Litografia Grapho 5, Fano, 1998
I pirati dell’Adriatico, Giacomo Scotti, Lint Editoriale, Trieste, 2003
Gli ottomani in Adriatico: pirati e corsari turchi tra 15. e 19. secolo: la costa adriatica nel Kitab-I Bahriye di Piri Reis, Vincenzo Mascaretti e Carminio Spinucci, Accademia dei Risvegliati del Tesino, 2019

Una prima necessaria distinzione da fare quando si parla di pirateria è quella tra corsari e pirati. Se infatti i primi sono uomini che lavorano al soldo di un principe e che dunque ottengono protezione in cambio di un bottino i secondi invece agiscono per proprio conto ma nonostante ciò fra le due tipologie non c’è alcuna differenza nella tipologia di armi, navi o tecniche di aggressione che utilizzano. Non è facile fornire una data precisa d’inizio della pirateria ma ciò che si sa è che questa veniva praticata già durante il periodo dell’Antico Egitto, delle polis greche e dell’Impero romano.
Ma perché proprio il mare Adriatico come principale vittima di tali attacchi? In primo luogo in quanto è il punto di convergenza fra tre continenti diversi (Europa, Africa, Asia) e inoltre è proprio qui che sorsero le grandi rotte commerciali dei fenici, dei greci e dei romani.

Queste scorribande continuano anche successivamente, nel periodo alto medievale quando sulle coste adriatiche il potere era diviso fra Venezia e Bisanzio ma l’età più tormentata sarà sicuramente quella che va dalla metà del XIV secolo al XVIII secolo. L’evento scatenante fu la caduta di Costantinopoli nel 1453 a causa dell’arrivo degli Ottomani che nel 1480 riuscirono anche ad assediare Otranto. Proprio i Turchi attraverso i loro corsari diedero vita ad attacchi improvvisi e devastanti che miravano non solo a fare saccheggi ma anche a rapire indistintamente uomini e donne, fanciulli e fanciulle. I poveri sciagurati erano persone di ogni estrazione sociale e se i ricchi potevano sperare nella libertà sotto pagamento di un riscatto lo stesso non valeva per i più poveri (contadini, pescatori, pellegrini diretti a Loreto, marinai, ecc.) che invece erano messi ai remi o erano destinati ai lavori pubblici per quanto riguarda gli uomini o portate nelle case dei nobili come domestiche o governanti le donne. In tutte le piccole cittadine affacciate sull’Adriatico si diffuse un tale clima di paura che quando le persone pregavano chiedevano di essere protette dal “moro che sbarca alla marina”.

Un altro elemento da sottolineare e che in parte spiega anche il motivo per cui proprio l’Adriatico fu particolarmente soggetto a queste scorribande è da ricercare nel ruolo egemone di Venezia. Questa infatti si era posta come unica forza protettrice delle coste adriatiche ma effettivamente ciò che le interessava era la caccia ai pirati e non tanto la difesa e la protezione di coste abitate da stranieri, il loro unico obiettivo era prendere le imbarcazioni dei corsari così da allargare la propria flotta. Di conseguenza anche altre forze italiane che potevano porsi come difensori quali il Regno di Napoli e lo Stato pontificio di fatto avevano degli avamposti solo ed esclusivamente sul Tirreno. Bisogna però sottolineare anche che la colpa di tale scelta non è da ricercare solo ed esclusivamente sull’egemonia veneta, infatti per le due potenze non doversi occupare delle coste adriatiche era anche un risparmio economico oltre al fatto che, al di là di Ancona, sulla costa est dell’Italia non c’erano né buoni arsenali né buoni porti. L’unico strumento difensivo previsto ad esempio dallo Stato pontificio era una sorta di barriera protettiva fatta di torri, baluardi e mezzelune. Va inoltre spezzata un’ultima lancia a difesa di Venezia: le imbarcazioni usate dai pirati erano più veloci in quanto prevedevano un sistema sia a remi che a vela, avevano una fiancata più bassa e dunque erano un bersaglio maggiormente difficile da prendere soprattutto se si pensa che la città lagunare usava le ben più pesanti galere.

Le ultime incursioni a cui sono soggetti i popoli dell’Adriatico avvengono durante l’età napoleonica anche perché turchi, russi e inglesi si erano alleati contro il comune nemico francese. Nonostante ciò gli attacchi di questo periodo sono molto meno violenti (i pirati fanno solo saccheggi e non ci sono più rapimenti) e meno frequenti fino a sparire del tutto.
Tuttavia in conclusione vogliamo sottolineare che ancora oggi la pirateria esiste soprattutto in stati come la Malesia, la Cina, il Sud America: basti pensare che lo stesso Garibaldi fu corsaro per la Repubblica di Rio Grande do Sul.