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Un “Diamante” da leggere

Un "Diamante" da leggere

Un “Diamante” da leggere

“Partii per Parigi nell’aprile dell’anno 1856. Strada facendo ebbi l’agio d’intrattenermi con un librajo di Torino, il quale mi suggerì di ristampare i quattro Poeti nell’edizione piccola del Passigli (10 cm), che non si trovavano più, ed il Passigli non era più tipografo […] Accettai il suggerimento del librajo di Torino e lo estesi non solo ai quattro Poeti, ma ai più famosi Prosatori e Poeti antichi ed anche moderni. Così nacque la Collezione Diamante”.

 

 

Con queste parole Gaspero Barbera, editore piemontese che nel 1854 aveva fondato con il socio Celestino Bianchi la tipografia e casa editrice “Barbera, Bianchi e comp.”, descrive nelle sue Memorie la genesi della Collezione Diamante per la quale venne scelto il formato in 48° (10,5 x 6,5 cm) creando dunque piccolissimi volumi con un peso che variava da un minimo di 100 g a un massimo di 325 g in base al numero di pagine. La raccolta vide la luce proprio nel 1856 con la pubblicazione dei padri della letteratura italiana e quindi La Divina Commedia di Dante Alighieri, Le rime di Francesco Petrarca e La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Gli ultimi due editi nel 1857.

 

 

L’iniziativa riscosse fin da subito un tale successo che soltanto La Divina Commedia tra il 1856 e il 1896 venne stampata quattordici volte con tirature di 34.000 copie. Lo scopo principale di tale proposta editoriale era, appunto, quello di favorire la diffusione di una cultura nazionale ad un pubblico più ampio possibile tanto che entro il 1879 la collana conta ben 79 titoli comprendenti i classici italiani, greci e latini. Il successo, come si può ben notare dai numeri, arrivò e questo fu favorito sia dall’eleganza e dalla precisione formale dell’edizione, sia proprio dalla scelta del formato che rendeva i volumi maneggevoli e comodi. Ulteriore aspetto da considerare è poi il prezzo: si partiva da un costo di 6 lire per l’edizione non rilegata fino ad un massimo di 12 lire per quella legata in tela corrispondente oggi ad un costo che va dai 30 euro ai 60 euro circa.

 

 

La raccolta raggiunse ancora maggiore lustro quando un nome assai noto alla letteratura italiana e, a quei tempi, ancora alle prime armi iniziò a collaborare con la casa editrice di Barbera: Giosuè Carducci che per la Collezione Diamante curò, fra gli altri titoli, Le satire e poesie minori di Vittorio Alfieri edito nel 1858.

La Collezione Diamante riuscì dunque a raggiungere completamente il suo scopo e nel corso del tempo, come racconta Barbera nelle Memorie, venne resa ancor più pregiata in quanto arricchita grazie all’utilizzo di preziose cassettine intagliate in ebano per proteggere i piccoli volumi e di cui venivano messi a disposizione ben tredici modelli tra i quali poter scegliere. Una di queste venne donata anche alla regina Margherita, moglie dell’erede al trono Umberto I di Savoia, la quale ringraziò dicendo: “Singolarmente grato il dono che Ella ebbe il gentile pensiero di offrirmi, della pregiata sua collezione Diamante. Preziosissime gemme sono, invero, tutte le opere che la compongono, gemme che all’Italia formano una invidiata corona”.