
05 Apr Un mondo con la lente d’ingrandimento: gli insetti di Jean Henri Fabre
Eccoci giunti all’ultimo appuntamento riguardante l’argomento del mondo animale. Ci piace concludere questo interessante e affascinante percorso in compagnia di Jean Henri Fabre che fu non solo un famoso e importante entomologo ma anche un eccellente e talentuoso scrittore. In particolare modo il volume, o meglio i volumi, di cui tratteremo portano il titolo Souvenirs entomologiques: études sur l’instinct et les mœurs des insectes; una raccolta che ebbe sin da subito un enorme successo ma di cui purtroppo esiste la traduzione italiana dei soli primi due volumi. L’autore si dedica alla scrittura di questi testi nel periodo che va dal tra il 1879 e il 1907 ma nella nostra biblioteca è conservata l’edizione del 1920-1924 pubblicata a Parigi dalla casa editrice Ch. Delagrave in 9 volumi illustrati a cui va poi aggiunto un ulteriore volume dal titolo La vie de J.-H. Fabre naturaliste : suivie du répertoire général analytique des souvenirs entomologiques scritto da G.-V. Legros con prefazione dello stesso Fabre.
Fabre oggi viene considerato il padre dell’entomologia, un pioniere di tale disciplina che diventerà una vera e propria scienza solo qualche decennio dopo la sua morte con studiosi come Konrad Lorenz, Niko Tinbergen e Karl von Frisch. Proveniente da una famiglia di umili origini, Fabre tra molti ostacoli riesce a completare gli studi appassionandosi fin da bambino al mondo degli insetti. Si forma quasi completamente da autodidatta e trova il suo punto di riferimento nel famoso zoologo Moquin Tendon. Durante la sua lunga carriera si dedica all’insegnamento in numerose scuole della Francia e organizza numerose escursioni botaniche insieme ai suoi amici Thérodore Delacour e Bernard Verlot. Conobbe e intrattenne rapporti con molte personalità importanti del tempo tra cui Charles Darwin che definì Fabre un “osservatore inimitabile” mentre l’entomologo non condivise mai completamente la teoria evoluzionistica dello studioso inglese.
Primo aspetto da notare prendendo in mano questi volumi è l’elegante legatura d’amatore realizzata in pelle marrone con dorsi a quattro cordoni, titoli oro e intarsi policromi raffiguranti un insetto diverso per ogni volume. In ogni capitolo della raccolta, dedicato ogni volta ad un insetto diverso, Fabre ci conduce in un viaggio allo stesso tempo scientifico e fantastico. Con la sua abile penna riesce a rendere affascinante ed entusiasmante uno studio molto particolare come quello degli insetti. Nei viaggi che egli compie in compagnia dei suoi amici in giro per la Francia egli studia i comportamenti di questi piccoli animali seguendo un metodo sperimentale e dunque sottoponendo le sue ipotesi ad esperimenti scientifici che possano dimostrare o confutare la sua tesi. Questo ad esempio accade quando analizza il comportamento delle ammofile che pungono la preda immobilizzandola e dunque facilmente utilizzabile come nutrimento per la sua prole. Fabre si chiede a questo punto come mai la stessa preda che egli cattura imputridisce solo dopo qualche giorno e riesce poi a capire che questo accade perché le ammofile riescono a dosare il veleno e dunque ad immetterne nella vittima tanto quanto basta per paralizzarla ma non per ucciderla.
Interessante è inoltre notare altri due aspetti. In primis il fatto che quando l’autore descrive una tipologia specifica di insetto non tralascia quello che succede contemporaneamente nello stesso ecosistema e dunque ci presenta contemporaneamente anche altre tipologie animali pur non trattandole nello specifico. Secondo elemento da notare invece è che con le sue parole egli ci presenta non solo la fauna ma anche la flora dei luoghi che attraversa offrendoci dunque anche affascinanti descrizioni del paesaggio francese dal litorale lungo il delta del Rodano, fino ai crinali del Mont Ventoux.
Ci piace concludere questo articolo con le parole stesse di Fabre, definito da Victor Hugo “l’Omero degli insetti”, proprio per mostrarvi la prosa elegante e raffinata di questo autore ma allo stesso tempo il suo metodo per certi versi definibile rivoluzionario: «Voi sventrate gli Animali e io li studio vivi. Voi ne fate oggetto di orrore ed io li faccio amare. Voi lavorate in un laboratorio di torture ed io osservo sotto il cielo azzurro al canto dei grilli e delle cicale. Voi sottomettete ai reattivi il protoplasma e le cellule ed io studio l’istinto in tutte le sue manifestazioni. Voi scrutate la morte ed io analizzo la vita. Se io scrivo per gli scienziati e per i filosofi, che un giorno tenteranno di dipanare l’arduo problema dell’istinto, scrivo anche per i giovani ai quali desidero far amare questa storia naturale che Voi riuscite solo a far odiare.»