
28 Giu Venezia: la sirena dell’Adriatico
«Venezia, metà donna, metà pesce, è una sirena che si disfà di una palude dell’Adriatico.»
Abbiamo voluto iniziare questo articolo con una suggestiva frase dello scrittore e drammaturgo Jean Cocteau per farvi immergere nell’atmosfera sospesa e sognante della magica Venezia, argomento scelto per questo appuntamento della rubrica Scaffale. Rimanendo all’interno del solco tracciato dai due precedenti articoli che trattavano il tema dell’Adriatico, per approcciarci a questa città abbiamo scelto di parlarvi di due elementi simbolo quali l’Arsenale e la gondola. Per farlo abbiamo selezionato alcuni degli interessanti volumi conservati sui nostri scaffali:
– L’Arsenale della repubblica di Venezia, Ennio Concina, Mondadori Electa, Firenze, 2006
– La flotta di Venezia, The Venetian fleet, G. B. Rubin de Cervin, Milano, Automobilia, 1985
– Gondole, sei secoli di evoluzione nella storia e nell’arte, Gianfranco Munerotto, Venezia, Il Cardo, 1994
– La gondola, Guido Marta, Venezia, Zanetti Editrice, 1936
– La gondola. Una straordinaria architettura navale, Carlo Donatelli, Arsenale, Venezia, 1990.
Storia lunga e articolata quella della costruzione dell’Arsenale che ancora oggi si presenta come uno dei luoghi più caratteristici della città lagunare; le sue origini risalgono addirittura agli inizi del secondo millennio, seppur la prima rappresentazione iconografica che abbiamo, e cioè la mappa della “Cronologia Magna ab origine mundi”, risale al 1320 circa. Struttura destinata alla costruzione e all’armamento delle galee utilizzate poi per il commercio con l’oriente Mediterraneo, subì numerose modifiche e ampliamenti nel corso del XIV secolo con la costruzione dell’Arsenale Nuovissimo, durata circa 80 anni. Nel XVI secolo vengono fatte poi ulteriori aggiunte e modifiche tra cui l’edificazione di sei squeri per la costruzione delle galeazze, navi da combattimento che si rivelarono determinanti per la vittoria durante la battaglia di Lepanto. L’antico arsenale fu trasformato in un moderno cantiere dopo l’annessione di Venezia al Regno d’Italia e tali modifiche furono fondamentali durante le operazioni militari della Prima Guerra Mondiale. Dopo questo excursus storico ci sembra però interessante soffermarci per un attimo proprio sulla parola “arsenale”. Sapete quali sono le sue origini? Esso deriva dall’arabo dār aṣ-ṣinā‘a, cioè “casa d’industria” o “casa del mestiere”. Il termine, arrivato fino a Venezia grazie ai frequenti contatti commerciali con l’Oriente, sarebbe stato trasformato in darzanà dagli abitanti della laguna per poi seguire le seguenti modificazioni: arzanà, arzanàl, arsenàl, arsenale. La forma darzanà e poi dàrsena è invece rimasta a indicare gli specchi d’acqua interni dell’arsenale e da tale uso è derivato il significato odierno del termine darsena.
Ma passiamo ora alla gondola, simbolo di Venezia per eccellenza nell’immaginario comune. Innanzitutto il nome: la parola “gondola” ha in realtà origini incerte ma molto probabilmente deriva dal greco κονδοῦρα che significa “barca corta”. Il suo uso è sempre stato privato e cioè veniva utilizzata dagli abitanti della laguna per spostarsi tra i canali e da un palazzo all’altro, come tra l’altro è dimostrato anche dal fatto che spesso le porte delle abitazioni affacciano direttamente sull’acqua. Solo le famiglie nobili avevano una gondola personale e i propri “gondolieri de casada” ma chi non poteva permetterseli usava le imbarcazioni a noleggio disponibili nelle stazij presenti ad ogni angolo della città. La loro forma cambierà molto nel tempo anche perché fino a tutto il Cinquecento queste vengono utilizzate come vero e proprio mezzo di trasporto quotidiano mentre a partire dal 1600/1700 vengono usate prevalentemente come mezzo di rappresentanza. È proprio in questa fase che la gondola assume la conformazione attuale: più lunga, più grande e maggiormente decorata rispetto a quella tradizionale.
Ma come sono costruite le gondole che oggi vediamo passare nei canali della laguna?
Ogni gondola, costruita un tempo in appositi cantieri chiamati squeri, è lunga 11 metri ed è composta da 280 pezzi di legno di ben otto diversi tipi (larice, pino, olmo, tiglio, quercia, cedro, noce e mogano) fissati tra loro con chiodi galvanizzati. La caratteristica peculiare di questa imbarcazione è la sua asimmetria sull’asse longitudinale con lo scopo di compensare lo spostamento causato dallo stile di rematura veneziano a un solo remo. Quest’ultimo, in legno di faggio, ha il ruolo di timone e viene appoggiato nella forcola, in legno di noce. Il tipico “ferro di prua” ha invece due importanti compiti: aiutare la conduzione segnando sempre la direzione in cui la prua della gondola sta puntando e di bilanciare il peso del gondoliere posto a poppa. Secondo un’interpretazione moderna la forma del ferro ha lo scopo di rappresentare i sei sestieri di Venezia anche se in realtà tale conformazione standardizzata è un’introduzione recente. In alcuni casi sono presenti anche tre motivi decorativi detti foglie che simboleggiano le tre maggiori isole della laguna: Murano, Burano e Torcello. Nonostante alcune caratteristiche comuni ogni gondola è in realtà un vero pezzo unico: ciascun gondoliere ha la propria gondola personale e ogni barca viene prodotta su misura per il suo rematore; per non parlare poi delle decorazioni e i suoi intagli diversi per ogni singola imbarcazione.